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302 amore nell'arte

stibile dell’avvenire agitarono da quell’istante il suo cuore: — egli si sentiva superbo di sè, superbo della sua arte divina, egli comprendeva bene che non aveva ancor nulla conseguito, ma che avrebbe tutto conseguito col tempo.

Bouvard si addormentò che era assai tardi, e sognò degli angeli e dei fiori, la sua capanna e le sue montagne, le rondini bianche dell’Isere, e le sue rive fiorite di ranuncoli... egli sognava ancora, quando si sentì battere sulle spalle, e nello svegliarsi vide due uomini seduti presso di lui, e di cui uno era intento a guardarlo.

— Piccino mio, gli disse costui che pareva il più anziano, tu stai, a quanto mi pare, guadagnando male il tuo pane con questa brutta marmotta e con questo cattivo strumento, e sei pur molto giovane per andartene così solo nel mondo: io ti darò bene un compagno, — eccoli qui il mio amico Jeanin, dal quale devo separarmi oggi stesso: egli è una persona di distinzione e non ha che un piccolo difetto, una menda di nessuna importanza per l’arte sua: è cieco da tutti e due gli occhi, ma ci vede bene colla mente, e ci sente meglio colle orecchie, chè non è già uno stordito il mio amico Jeanin, e ti farà toccare delle buone monete col suo violino. Veramente il tuo viso non mi fa troppo l’elogio di tua madre, ma tu hai l’aria di un buon fanciullo, e il cielo ti sarà grato se farai una buona compagnia al mio amico. Suvvia, sciogli subito il laccio a questa tua marmotta scodata, chè non va bene tentare la tua fortuna con questa patente di povertà, — porgi la mano al tuo compagno, e vattene alla buon’ora, chè io devo trovarmi per mezzogiorno sulla via di Villaz, lungo il canale.

Bouvard considerò questo avvenimento come un favore straordinario della fortuna, e gli parve pure che vi fosse qualche cosa di dolce nella missione di carità e di amore