Pagina:Tarchetti - Paolina, 1875.djvu/157

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paolina. 157


— Se io non mi sentissi presso a morire, disse Paolina, non vorrei però persistere in questo inganno; egli saprebbe tutto, e preferirei le conseguenze del suo più disperato risentimento al rossore terribile di questa menzogna. Basta, aggiunse la fanciulla, come parlasse a sè stessa, il cielo non mi terrà conto di questa simulazione, e due zolle di terra buttate sulla mia fossa apriranno un abisso tra le nostre due esistenze, che dovevano essere unite per sempre.

— Ma io vi sgriderò severamente, disse madama Elisa, dando però alla sua voce la flessione possibilmente più dolce, se voi continuate ad abbandonarvi a questi pensieri.

Paolina la guardò con espressione di riconoscenza, e parve che volesse dire: — io comprendo la vostra pietà, essa mi commuove, ma non giova ad illudermi. Non è qui che morì mia madre? aggiunse ella dopo qualche istante, e su questo letto?

— Sì, rispose madama Elisa, e s’ella vivesse ancora sarebbe ben afflitta di vedervi così ostinata nei vostri timori.

— Sentite, disse Paolina, sì, io sono forse poco generosa nell’addolorarvi con questo presentimento della mia morte, ma perchè dovrei tentare d’ingannarvi e d’ingannare me stessa? Pochi giorni, forse poche ore, basteranno a dissipare questa illusione. Io credo che tutti abbiano in un dato momento la previsione infallibile del loro fine, e che la natura affranga per modo le nostre forze e la nostra volontà, che il timore della morte si muti in una rassegnazione dolcissima e quasi in un desiderio. Voi lo vedete, Elisa, io non ho che diciassette anni; il cielo mi aveva fatta buona e amo-