Pagina:Tarchetti - Racconti fantastici, 1869.djvu/127

Da Wikisource.

— 127 —

uno di essi, di abbracciarlo con trasporto e di dirgli: oh! caro Francesco, godo di rivedervi; come state? come sta il nostro barone? — e sapeva benissimo di essere egli il barone. — Ditegli che mi rivedrà fra poco al castello.

I domestici si allontanarono sorpresi; e quello tra loro che erane stato abbracciato, diceva tra sè stesso: io mi spezzerei la testa per sapere se è, o se non è veramente il barone che mi ha parlato. Io ho già inteso altre volte quelle parole... non so... ma quella espressione... quell’aspetto... quell’abbraccio... certo, non è la prima volta che io fui abbracciato in quel modo. E pure... il mio degno padrone non mi ha mai onorato di tanta famigliarità.

Pochi passi più innanzi, il barone di B. vide un pergolato che s’appoggiava ad un angolo del recinto d’un giardino, per modo che quando era coperto di foglie doveva essere affatto inaccessibile agli occhi dei curiosi. Egli non potè resistere al desiderio di entrarvi, quantunque vi fosse in lui un’altra volontà che l’incitava ad affrettarsi verso il castello. Cedette al primo impulso, e appena sedutosi sotto la pergola, sentì compiersi in sè stesso un fenomeno psicologico ancora più curioso.