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gio esclusivo dell’uomo. E suo retaggio esclusivo sono quindi il riso ed il pianto; d’onde parci poter dedurre che il sorriso non sia meno delle lacrime un’espressione del dolore.


Vi è sempre nel fondo del cuore una segreta malinconia che ci sforza a piangere. Se gioja v’è, o apparisce, è la socievolezza che la produce come la scintilla l’attrito, ma è una gioja fugace com’essa: — ogni uomo che è solo e triste. Non bisogna osservar l’uomo nella società, dove la società stessa e l’orgoglio nostro impongono la dissimulazione, dove dalla dimenticanza altrui si è tratti a dimenticare sè medesimi, ma è duopo osservarlo quando egli è solo, quando pensa, opera, parla, medita, cammina, e si agita come un essere che soffre, e che espia. Io non so se la infermità della mia natura che mi ha tolto sì per tempo ogni gioja, mi tragga ora in inganno, ma io non conobbi mai cosa più triste del sorriso umano, e l’allegria degli uomini fu sempre tal vista che mi strinse il cuore di pietà e m’indusse talora alle lagrime. Il dolore mi parve sempre più vero, più naturale, e aggiungerei quasi, più sereno.