Pagina:Tartufari - Il miracolo, Roma, Romagna, 1909.djvu/147

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Vanna rise, tranquillizzata.

— Meglio così. Dal rumore mi pareva che dovesse essere accaduto il finimondo.

— Scenda - disse Fritz Langen - l'accompagnerò io a casa. Le mostrerò i luoghi dell'eccidio.

— Grazie, non ho fretta. Preferisco aspettare Bindo Ranieri.

— Mi butti allora una scala di seta.

Vanna non era spiritosa, nè pronta allo scherzo; le parole di lui la turbarono, e rispose con semplicità:

— Perchè la scala di seta? Non c'è la scala di pietra? - ma provò subito grave sgomento nel vedere Fritz Langen staccarsi rapido dall'angolo e girare intorno al muricciuolo. Smarrita ella corse a rifugiarsi dentro la stanza, dove Fritz Langen, superati di un salto i pochi gradini, la seguì, chiudendo la porta.

Vanna, tremante, faceva di tutto per apparire disinvolta. Prese un gomitolo di filo d'oro dal panierino di Domitilla Rosa, poi disse a testa china:

— Riapra, signor professore.

— Sicuro, sicuro, naturalmente - egli balbettò in fretta, inghiottendo la saliva, e non si moveva.

Allora Vanna si avviò verso l'uscio; ma Fritz Langen scomposto in viso per la commozione, le prese una mano, ch'ella ritrasse con gesto vivo, come dal fuoco, e, tornata al posto di prima, si dette a contemplare con fissità i ricami di Domitilla Rosa.