Pagina:Tartufari - Il miracolo, Roma, Romagna, 1909.djvu/168

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vecchio Titta. Fuggì allora a passi precipitosi, per non cedere alla tentazione di correre incontro al bambino forsennatamente. Oh! Monna Vanna gli era entrata in ogni vena! Se l'avesse riveduta per un attimo solo, se appena un nastro della sua acconciatura o una ciocca de' suoi capelli gli fossero balenati di tra le imposte, egli non sarebbe partito più, nè per preghiere, nè per minacce. Si licenziò da lei lasciando il biglietto in portineria, e incaricò Bindo Ranieri di presentarle a voce le sue scuse.

— Dunque il signor professore ci ha abbandonati - Bindo Ranieri disse a Vanna, col suo fare giocondo, incontrandola in piazza del Duomo, mentre ella usciva dopo l'ultima messa.

Vanna, che teneva il figliuoletto per mano, illividì sotto la cupola rossa dell'ombrellino di seta.

— Ah! sì? - balbettò semplicemente, e la piazza le parve un rogo, nell'abbagliante chiarore solare, e le parve che lingue di fuoco la investissero dalle piante ai capelli.

Ermanno la fissava ed ella sentì le dita di lui contrarsi impercettibilmente fra le sue dita.

Si ricompose, e domandò con voce assai velata:

— È partito il signor professore?

— L'ho acompagnato adesso alla funicolare. Lascia per lei mille scuse. Mi ha parlato di un telegramma ricevuto stamani. Forse qualcuno è ammalato nella sua famiglia.

— Ah! sì? - Vanna mormorò ancora con