Pagina:Tartufari - Il miracolo, Roma, Romagna, 1909.djvu/269

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modo specifico ed ammettono la dimora in famiglia dei chierici infermi o convalescenti. Fu in tale occasione che si accentuò il dissidio latente tra il vescovo e monsignore; dissidio adorno di benevola superiorità pastorale da un lato, di profondissimo ossequio dall'altro; il vescovo, senza manifestarlo, avrebbe preteso l'alleanza del rettore a scapito dei regolamenti, e monsignore, senza parere, aveva appoggiato i regolamenti con tutta la sua autorità.

Il ventinove di giugno dunque, festa di San Pietro, Ermanno Monaldeschi lasciò il seminario dovendovi rientrare nell'autunno per essere ordinato suddiacono; nell'attesa dell'ordinazione, monsignore consigliò di abbandonare per quei mesi di villeggiatura la veste di chierico; l'abito secolare è più comodo sopratutto più opportuno per aggirarsi da mane a sera fra campi, come il medico aveva ordinato.

Sull'ora propizia del tramonto, Vanna doveva condurre il figliuolo nella loro villa, a poche miglia da Orvieto; i preparativi fervevano, e Palmina correva in faccende per le stanze; Vanna, seduta in salotto, ascoltava a capo chino, sorridendo con qualche impaccio, le frasi roride del professor Corrado Gigli, il quale si rendeva interprete della gratitudine inesprimibile di mammà per le cortesie, le dolcezze, la bontà amabile della signora in favore di bèbè. Quando il professore Corrado Gigli prendeva ardire per esporre qualche sentimento troppo audace alla signora Monaldeschi,