Pagina:Tartufari - Il miracolo, Roma, Romagna, 1909.djvu/278

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di frequente a pranzo in famiglia, chiacchierando con Serena e le amiche di sua madre, vedendo in parlatorio, nelle ore di visita, cappellini, mantiglie, abiti di ogni foggia e muliebri ornamenti di ogni stile; ma era tutt'altra cosa.

Aveva incontrato moltissime donne in istrada, in salotto, in parlatorio; non vedeva, da anni, la donna poetizzata dal riflesso degli oggetti domestici, rivestita di grazia nella blanda luce della casa, in comunione indistruttibile con i velarii che, davanti alle finestre, si atteggiano docili a pieghe e festoni sotto il giuoco lieve delle sue dita, con i fiori e le frutta, che si ripiegano intorno agli orli delle coppe o si dispongono dentro le conche delle fruttiere, per secondare le vezzose bizzarrie dell'industria casalinga.

Come supporre che il fruscìo delle vesti materne, udito attraverso il battente di una porta socchiusa, valesse a sedargli il tumulto dei pensieri, largendogli pace?

Come supporre che il gesto grave della contadina, togliente il pane odoroso da una canestra, potesse conferire lustro di religiosità famigliare al candido latte, al cremoso burro, pronti per il pasto del mattino?

Palmina stessa, entrando nella stanza per deporre sopra una seggiola gli abiti spazzolati, si moveva, si piegava, girava una vigile occhiata intorno ed usciva, senza che della sua rapida apparizione egli risentisse fastidio.

Il cuore gli si agghiacciava, rivedendo, con la