Pagina:Tartufari - Il miracolo, Roma, Romagna, 1909.djvu/324

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Povera, povera madre! Ricca di bellezza e bontà, in cui la passionalità stessa del temperamento vigoroso avrebbe potuto trasformarsi in opere di bene, e che invece attraversava l’esistenza sempre in balìa dell’altrui desiderio! Povera madre!

A poco a poco un dolore diverso, più vasto e profondo, lo martoriava. Il dolore d’immaginare che milioni di fratelli a lui sconosciuti soffrivano forse in quel punto quanto egli soffriva, senza che gli riuscisse di porgere ad essi lenimento. Dalla coscienza del dolore umano gli sorse completo il sentimento dell’umana fratellanza, ond’egli comprese di essere uomo fra uomini, legato indissolubilmente alle vicende della specie.

Si picchiò all’uscio leggermente e, prima ancora ch’egli avesse risposto, monsignore apparve nel vano della soglia.

— Perchè state al buio, figliuolo? Aprite la finestra e parliamo.

Ermanno balzò dal letto, ove giaceva bocconi, e spalancò la finestra. Il sole tramontava. Quanto tempo dunque era egli rimasto ludibrio del suo dolore e de’ suoi turbolenti pensieri?

Monsignore chiuse l’uscio dietro di sè, rimanendo presso la soglia.