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canto settimo 125


35
     Vi s’abbatté il dottor da Palestrina,
e fu storpiato anch’ei per mala sorte:
e fu d’un colpo d’una chiaverina
tratto un occhio di testa a Braccioforte;
a Braccioforte, a cui quella mattina
cinta la propria spada avea la Morte,
e ’l fiero Pluto per altrui spavento
messa gli avea l’orrida barba al mento.
36
     Ma intanto che la palma ancor sospesa
pende, e l’un campo e l’altro è omai disfatto,
due politici fanno in ciel contesa
e vengono a l’ingiurie al primo tratto.
Mercurio de’ Petroni ha la difesa,
favorisce i potteschi Alcide matto:
Giove sta in mezzo, e con real decoro
raffrena l’ire e le discordie loro.
37
     Ne’ gangheri del ciel ferma ogni stella,
cessa di variar gl’influssi e l’ore;
cade nel mar tranquillo ogni procella,
rischiara l’aria insolito splendore.
Da l’alto seggio allor cosí favella
de la sesta lanterna il gran motore:
— Non affrettate, o dèi, degli odii il tempo
ch’ancor verrá per voi troppo per tempo.
38
     Vedete lá, dove d’alpestri monti
risonar fanno il cavernoso dorso
la Turrita col Serchio e fra due ponti
vanno ambo in fretta a mescolare il corso;
due popoli fra questi arditi e pronti
in fiera pugna si daran di morso,
e si faran co’ denti e con le mani
conoscer che son veri graffignani.