Pagina:Tassoni, Alessandro – La secchia rapita, 1930 – BEIC 1935398.djvu/164

Da Wikisource.
158 la secchia rapita


11
     E mentre ancor durava il gran tremore,
ricoperse ogni cosa un nuvol denso,
e balenò improviso; e a lo splendore
segui uno scoppio orribile ed immenso,
che strignendo gli spirti e ’l sangue al core
fe’ rimanere ognun privo di senso;
e giú col tuono un fulmine discese,
che percosse nel monte, e quel s’accese.
12
     S’accese il monte, e tutto in fiamma viva
fu convertito in un girar di ciglio;
e in mezzo de la fiamma ecco appariva
mirabilmente un padiglion vermiglio.
Il nobil lin, di cui giá tele ordiva
l’antica etá, d’incombustibil tiglio,
tal fra le pompe regie in oriente
fu visto rosseggiar nel foco ardente.
13
     Lasciò la fiamma il monte incenerito,
e ’l ciel tornò seren, com’era pria;
e in tanto fu di cento trombe udito
un misto suon di guerra e d’armonia.
Il lume ritornò, ch’era sparito,
su la colonna; e ’l padiglion s’apria,
e n’uscian cento paggi in bianca vesta,
tutta di fiori d’òr sparsa e contesta.
14
     Bruni i fanciulli avean le mani e ’l viso,
e parean tutti in Etiopia nati;
un poeta gli avrebbe a l’improviso
a le mosche nel latte assomigliati.
Fuor di due porte il nero stuol diviso
uscí con torce accese, e in ambo i lati
si distinse con lunga e dritta schiera,
e lasciò vòta in mezzo una carriera.