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170 la secchia rapita


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     E ’l giovine Averardo, il qual non s’era
fin allor visto appresentarsi in mostra,
fu il primo a comparir su la riviera
e ’l primo a uscir di sella in quella giostra.
Diede lo scudo, e alzossi la visiera,
e si fermò nella fiorita chiostra
a ragionar co’ paggi e a fare inchiesta
del nome del guerriero e di sua gesta.
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     Da molti lumi intanto accompagnata,
de l’isola era uscita una donzella
in abito stranier candido ornata,
e di maniere accorte e ’n viso bella:
e venne ove Renoppia era attendata,
con due scudieri e con due paggi in sella,
e gli acquistati scudi appresentolle,
e in nome del guerrier poscia narrolle:
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     che la fama l’avea del suo valore,
quel dí ch’armata in su la riva corse
e l’esercito ostil giá vincitore
sostenne e mise la vittoria in forse,
quivi condotto a far sol per suo amore
la bella giostra e in avventura a porse:
onde chiedea che non s’avesse a sdegno
che gli scaldasse il cor foco sí degno.
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     Vergognosa Renoppia e sdegnosetta:
— Ruffianela mia, disse, a l’aria, ai venti
meco il vostro guerrier l’arti sue getta;
ch’io non fui vaga mai d’incantamenti.
Ma voi che siete bella e giovinetta
e che con lui vi state a lumi spenti,
perché lasciate voi che i premi vostri
v’escan di mano e che per altra giostri? —