Pagina:Tassoni, Alessandro – La secchia rapita, 1930 – BEIC 1935398.djvu/53

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canto terzo 47


S’armò dopo costor quella riviera
che da Bomporto a la Bastia si stende:
povera gente, ma superba e altera,
che ’n terra e ’n acqua a provecchiarsi attende.
Fûr quattrocento: e ne la lor bandiera,
che di vermiglio e d’ôr tutta risplende,
ritratto avea un gonfietto da pallone
Bagarotto figliol di Rarabone.
24
     Il sagace Claretto era con esso,
ch’acceso di dogna Anna di Granata
giunt’era tutt’afflitto il giorno stesso,
che un genovese gli l’avea rubata.
Gli ne fu dato a Parma indizio espresso,
che l’avrebbe a Bomporto ritrovata:
ma quivi giunto ne perdé i vestigi,
e bestemmiò sessanta frati bigi.
25
     Entrò ne l’osteria per rinfrescarsi;
e ritrovò che Bagarotto a sorte
raccogliea quivi i suoi soldati sparsi,
e d’armi intorno cinte eran le porte.
Corsero l’uno e l’altro ad abbracciarsi;
ch’erano stati amici a la gran Corte,
e l’uno e l’altro le speranze grame
avean lasciate ai morti de la fame.
26
     Narrò Claretto del suo nuovo ardore
la lunga scena e gl’intricati effetti;
con quanti scherni in varie forme Amore
giá tutti i suoi rivali avea negletti;
e com’or ei perdea per piú dolore
la donna sua nel colmo de’ diletti.
Sorrise Bagarotto, e disse: — Frate,
tu sciorini ogni dí nuove scappate.