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canto quarto 65


11
     Il popolo reggian col modanese
professava odio antico e nemicizia,
e avea contra di lui col bolognese
piú volte unita giá la sua milizia:
ora, dissimulando, il tempo attese;
e per mostrar la solita nequizia,
passato che fu il re, spinse a’ suoi danni
seimila fra soldati e saccomanni.
12
     Il re tosto chiamar fece a consiglio
tutti gli eroi de la cittá del Potta:
e poich’ebbe narrato il gran periglio
ove quella fortezza era ridotta,
rivolse a destra mano il nobil ciglio,
dove sedea l’onor di casa Scotta:
ed ei, poiché fu sorto e si compose
la barba con la man, sputò e rispose:
13
     — A voi, signor, come piú degno, tocca
sceglier fra questi un capitano in fretta,
che vada a liberar l’oppressa rocca
e a far su quegli audaci aspra vendetta. —
Volea piú dir: ma no ’l lasciò la bocca
aprir, che si levò da la panchetta
e saltò in mezzo il conte di Culagna,
dicendo: — V’andrò io: chi m’accompagna? —
14
     Maravigliando il re si volse e disse:
— Chi è costui sí ardito e baldanzoso? —
Il Potta si guardò ch’ei no ’l sentisse,
e disse: — Questi è un matto glorioso. —
Il re, che avea disio che si spedisse
a quella impresa un capitan famoso,
rimise quella eletta al Potta stesso,
che conosceva ognun meglio da presso.