Pagina:Teofrasto - I Caratteri.djvu/120

Da Wikisource.

teofrasto

ma dinanzi, affinché egli possa sorvegliare che per la via non gli scappi1. E a quelli che hanno comprato qualche cosa da lui e dicono: Quant’è? ségnalo in conto ché non ho tempo2, risponde: Non darti pena di mandare ché io, se tu non hai tempo, verrò con te...3.

Letteralmente «presunzione d’ingiustizia verso tutti», ma, tradotto così, il testo greco riescirebbe piatto e oscuro.

Leggo [testo greco] che il Diels espunge.

È una delle piú vive figure teofrastee questa del diffidente che s’alza di notte.

Darlo al tintore, s’intende. Anche qui Teofrasto si ricorda di quel che avveniva nella bottega di suo padre.

Traduco «smacchiatore» ricordandomi di quel che s’è letto dello spilorcio alla fine del carattere decimo.

«Anzitutto» nel senso che suo primo impulso è di non prestarli.

Traduco «quasi quasi» per rendere più viva l’immagine che in Teofrasto è vivacissima.

  1. Che servi scappassero avveniva di frequente. Così leggesi nel «Gorgoglione» di Plauto: i tu prae me virgo; non queo quod pone (dietro) me est servare.
  2. Nota come spesso sono commercianti questi tipi teofrastei. La borghesia ateniese era fatta di commercianti e mercantúcoli.
  3. La risposta è [testo greco], e però interpungo diversamente dal Diels. Nota poi che [testo greco] è reticente come il «verrò con te» di subito dopo: cioè a dire «mandare a pagare», «verrò con te per riscuotere quel che mi devi». Teofrasto adopera spesso coteste reticenze che son proprie della lingua parlata. Invece dell’[testo greco] integrato da Diels propongo una particella negativa: «se tu non hai tempo» equivale a «se tu hai altro da fare».

112