Pagina:Teofrasto - I Caratteri.djvu/67

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la fortuna di un libro

rovina. Non starò a dire quanto siano doverosi la discrezione e il segreto, ma piuttosto quanto sia necessario rinunziare alle proprie inclinazioni. A te piacerebbe stare in casa a scriver versi mentre il tuo signore preferisce andare a caccia? Bisogna cedere di buon animo, ché d’altra parte la caccia è un esercizio non indegno di un romano, e tu sei giovane, forte, svelto, e hai dato buon saggio della tua bravura, così negli esercizi del Campo di Marte come nella guerra cantabrica.

«E poi si sa che nel lago della tua villa ti diverti a far la finta battaglia navale, e tu sei Augusto, tuo fratello è Antonio... Mostrati compiacente nel seguir i gusti del tuo signore, ed egli farà altrettanto con te. Qualche altro ammonimento: misura le parole, guardati dai chiacchieroni, ricordati che una parola detta è come una freccia partita dall’arco e non la si riprende più. Non ti innamorare di ancelle del tuo signore, che non abbiano a regalartele o a darti delle noie: non raccomandare se non i degni, ma questi poi difendili se ingiustamente accusati, pensando che anche a te può accadere lo stesso; e pensa che il vento può mutare, e che tutti prendono a noia i caratteri troppo opposti al proprio, e che fa sempre piacere un bel viso spianato. Finalmente prepara e rafforza l’animo tuo con la lettura dei filosofi per imparare a vincere i desideri e a liberarti dalle vane speranze e dalle vane paure, e per scegliere la via che meglio conduca alla tranquillità. Quali credi tu che siano, o amico, i miei voti? Molto modesti: che mi sia serbato quel che ho, e anche meno; che io possa vivere per me la vita che mi resta; e poi qualche buon libro, il pan quotidiano, la tranquillità. E tutto il resto lo chiedo a Dio, ma la tranquillità dell’animo me la procuro da me».

Così serive Orazio al suo Lollio nella diciottesima epistola; e io confesso che mi sono per un momento indugiato a parafrasare il bellissimo componimento oraziano, e però ho dimenticato di dirvi che qui Orazio avverte che «la vera virtù è qualche cosa di mezzo tra gli opposti vizi, egualmente lontana da un estremo e dall’altro», virtus est medium vitiorum et atrimque reductum; proprio così come vuole Aristotele. Lollio è un liberrimus, è un modello di schiettezza, e dunque teme che frequentando i po-


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