Pagina:Teotochi - Opere di Canova.djvu/100

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celeste, che in tutto lui spira, volle Canova mostrarci un essere, il quale, manifestando l’origine sua, fosse un composto di umano e di divino, composto singolare e bizzarro, distinto da quasi impercettibile filo, di cui ci favella spesso la Mitologia isvelandoci gli amori degli Dei e delle Dee pei mortali, ma difficilissimo a concepirsi, e più ancora ad esprimersi. Medusa ha nel volto un misto di bellezza sovrumana, e di sovrumano orrore, per cui chi la guarda in questa pietra medesima attonito resta, e diviso fra due contrarj affetti così, che ben comprende la ingegnosa allegoria di quella favola, che ci narra divenisse di pietra chiunque nella vera e vivente Medusa arrestava lo sguardo. Tutte le parti del suo volto orribilmente bello cominciano ad annunziare la mancanza di quel vigore che prima sostenevale; ed è così vera in quel volto la morte, ed il decadimento delle narici, della bocca semiaperta e delle guancie che fissandola alquanto progressivo lo crederesti: effetto mirabile del sommo talento dello Scultore, il quale non potendo disporre che d’un breve istante presente, riscaldando l’immaginazione, e commovendo il cuore, col presente il passato ci fa vedere, ed il non lontano avvenire.