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il meschinello in quel momento era steso sul letto, gemendo con voce soffocata, e chiedendo aiuto alla sua povera mamma... e l’avea lasciato, così male, ed era partito, e non era là.
Il domestico che recava la boccettina ed i piccoli utensili ordinati dal medico picchiò discretamente all’uscio. Erminia sussultò e si levò di botto, tremando convulsivamente; seguiva la boccettina e la piccola busta nelle mani di Rendona con l’occhio spaventato di un uccello prigioniero. La signora Ruscaglia cominciò a dire che quello spettacolo le faceva male, e andò ad aspettare l’esito dell’operazione in sala; mentre il medico si avvicinava al letto, la madre, pallida come un cadavere, gli afferrò le braccia.
— Dottore! dottore!... e la poveretta in preda alla convulsione, non poteva più parlare. Cosa fate? Cosa gli farete? Gli farete male?
— Ma no! È una cosa da nulla; coraggio, cara signora Erminia! vedrà che il bambino sarà salvo; mi lasci fare: se tardiamo ancora una mezz’ora, non rispondo di nulla.