Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/11

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x vita

ad essi non poco il sapere donde avessero ricevuto il lume delle scienze, giacchè, come dice il d’Alembert1, l’Italia fu la maestra delle altre nazioni.

Ma la Spagna fino da remotissimi tempi non mancò d'uomini per dottrina insigni, cui avendo il Tiraboschi chiamati corruttori del buono stile latino, ebbe a tollerare per ciò alcune acerbissime rimostranze di Saverio Lampillas, uomo in cui la gloria e la difesa della patria prevalsero ai riguardi ch’esso avrebbe dovuto usare verso del Tiraboschi suo confratello. Questi però siccome era per natura buono ed inclinato al perdono, non concepì mal animo alcuno contro all’avversario, benchè gli abbia voluto rispondere. La causa era poi tale che ognuno da sè poteva facilmente decidere se Lucano, Marziale, Seneca ed altri scrittori a lor simili nati nelle Spagne, avessero veramente dati esempi di un dire gonfio, ventoso, contorto, sparso di concetti, e più presto fucato che naturale. E quand’anche essi non siano stati nè i primi, nè i soli ad usare di questo stile, è però certo che colla celebrità de’ loro nomi trassero dietro di sè fuori della buona via un gran numero di imitatori2. Diranno

  1. Discours préliminaire à l’Encyclopédie.
  2. La R. Accademia di Storia di Madrid lungi dal partecipare agli sdegni degli Spagnuoli Lampillas, Arteaga, Serrano, accolse anzi con segni di particolare aggradimento l’esemplare della Storia della letteratura Italiana che l’Autore stesso inviolle in testimonio della sua stima per una sì illustre adunanza e per tutta quella nazione. V. Ciocchi Lettera riguardante