Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/160

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egli balzato improvvisamente dal bagno in cui fatta aveva una scoperta geometrica, di cui poscia favelleremo, e così ignudo come era aggiratosi per le vie della città, gridando ad alta voce: io l’ho trovato, io l’ho trovato. Il matematico Montucla, che dalla scienza sua prediletta rimuover vorrebbe questa qualunque traccia di esser possente ancora a trarre altrui in pazzia, rigetta quai favolosi tali racconti. Io non voglio accingermi a difenderne la verità; ma parrà forse ad altri ch’essi non sien certo affatto improbabili, poichè di somiglianti trasporti veggiam noi pure al presente non rari esempi.


Altre scoperte del medesimo. XVIII. Uomo di sottile ed elevato ingegno, tutto volgeasi Archimede alla contemplazione e allo scoprimento delle più astruse e difficili verità che le matematiche ne possono offerire, e niuna sensibil pruova avrebbe egli forse data del suo sapere se i comandi del re Gerone e l’assedio della sua patria non lo avesser costretto a porre in pratica ciò che sinallora solo speculativamente aveva appreso e dimostrato. I libri che di lui ci rimangono, ne sono un chiaro argomento. Noi veggiamo la celebre sua discoperta della proporzione che ha la sfera al cilindro: scoperta di cui egli compiacquesi tanto, che volle che queste due figure fossero sul suo sepolcro scolpite, e tutto ne formassero l’onorevole elogio, migliore certo d’assai che non quelle pompose iscrizioni le quali spesso cercano, ma inutilmente, d’imporre alla troppo accorta posterità. Vi veggiam parimenti le osservazioni da lui fatte sulle conoidi