Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/90

Da Wikisource.

prima 41

mostrerassi insieme che i primi ancora essi furono che in Europa coltivasser le scienze.


Quanto anticamente cominciassero a conoscerla. VIII. Or che gli Etruschi fossero nelle arti liberali eccellenti ed illustri, ne abbiamo una chiara testimonianza in Ateneo. Varie sono, ne dice egli (Deipnos. l. 15), le opere de’ Tirreni, poichè nel travaglio delle arti sono essi esperti ed ingegnosi. Il che pure da Eraclide Pontico si afferma. Questi, egli dice (Polit. de Tyrrhen.), favellando de’ Tirreni, in molte arti si esercitano. Anzi, che nell’esercizio delle arti medesime fossero essi anteriori a’ Greci, egli è sentimento di più moderni scrittori1. Io non recherò gl’italiani che potrebbon cadere in sospetto di soverchia parzialità, ma due valenti oltramontani, cioè i soprallodati conte di Caylus e Winckelmann. On les voit, dice il primo parlando delle arti (Recueil d’Antiq. t. 1, préf. p. 9), formés en Egypte avec tout le caractère de la grandeur; de là passer en Etrurie où ils acquirent des partiers de détail, mais aux

  1. Su questo argomento merita di esser letta la Dissertazione del celebre sig. D. Giambatista Gherardo del S. R. I. conte e signore di Arco, Della Patria primitiva delle Arti del Disegno, stampata in Cremona nel 1785, nella quale con più argomenti ei dimostra che non solo in Italia prima che in Grecia fiorirono tutte le arti, ma che anzi la Grecia non altronde ricevettele che dall’Italia. Egli ha ancor voluto provare che gli Etruschi inventori delle arti non furono quelli che abitavano le provincie indicate poi col nome di Etruria, ma più probabilmente quelli che nelle regioni circompadane fissata aveano la lor dimora. Ma in questa parte non sembra che gli argomenti da lui addotti abbiano ugual forza.