eloquenza. E egli questo il trionfo con cui i autor del Dialogo s’introduce a preferir la moderna all’antica eloquenza? E non mostrasi
anzi egli del parer medesimo di cui era Giusto Fabio al quale scrive? Come dunque si
prova che il Dialogo sia indirizzato a sostener l’opinione d’Apro, che l’eloquenza allora
usata dovesse preferirsi a quella di Cicerone?
Ma Apro sostiene il suo parere con più calore
che gli altri. Così appunto avviene a chi intraprende a difendere cattiva causa; che col
fuoco della contesa cerca di coprire la debolezza delle ragioni. In fatti leggasi la risposta
che nello stesso Dialogo gli vien fatta, e giudichi ognuno a cui piace, qual parte sia meglio sostenuta. Anzi Materno, uno degl’interlocutori , dice che Apro non era già di quel
sentimento che disputando avea sostenuto, ma
che solo per seguire l’ordinario costume delle
dispute avea preso il partito di contradire
(n. 24)• Dove poi hanno trovato i dotti Maurini che Apro rispondesse alle ragioni contro
di lui recate? Pare, è vero, che un secondo
Dialogo si prometta; ma solo a meglio dichiarare le cose che Materno il più forte impugnatore di Apro avea dette. Apro non fa cenno
di voler replicare, e solo scherzevolmente dicendo ch’egli avrebbe accusati i suoi avversarj
a’ retori ed agli scolastici, di cui avean favellato con molto disprezzo, insieme cogli altri
sen parte. È vero ancora che gli altri fan plauso
al favellare di Apro. Tale è l’onesto costume
delle erudite contese che si fanno tra’ amici; ma
dopo l’applauso tutti e tre gli altri interlocutori,