D’allora in poi Seneca visse fino alle sua morte
in Roma; e questo lungo soggiorno ch’egli vi
fece, può ben bastarci; perchè dobbiamo di
lui ragionare; comunque non vogliasi togliere
alla Spagna l’onore di avergli data la nascita.
Fu egli uomo di singolare e prodigiosa memoria, fino a recitare di seguito duemila nomi
coll’ordine stesso con cui gli aveva uditi, e a
ripetere oltre a ducento versi detti da diverse
persone, cominciando dall’ultimo, e risalendo
fino al primo (procem. I. i Contras).). Questa
per rimuover da quel felice secolo uni tal macchia.
Anzi egli non ha ben provveduto a’ vantaggi della »ua
nazione coll" osservare che Seneca c alcuni altri retori
spaglinoli debbonsi riferire al secolo d’Augusto. Io avea
afermato ohe allora il decadimento dell’eloquenza dovetesi singolarmente ad Asinio Politone; e avea salvalo l’onore della letteratura spagnuola , dicendo (l. r,
}>. 417) •’ Molti ne incolpano Seneca; ma assai prima
di lui avea l’eloquenza sofferto un rovinoso tracollo. Or Vflb. Lampillas pmova con ottime ragioni
che Seneca jl retore e alcuni altri Spagnuoti fiorirono
a’ tempi d’Augusto. Dunque secondo I’ab. Lampillas
fin da que’ tempi alcuni scrittori spagnuoli contribuirono al decadimento dell" eloquenza. Se poi io abbia
attribuita privativamente agli.’pagnuoli 1 origine di tal
decadenza. ognuno che legge e intende la mia Stona,
puh esaminarlo, lo ho sempre usala la espressione che
a ciò essi concorsero; nè ho mai dello eh essi fossero
i peggiori scrittori , ma che renderono peggior 1" eloquenza , e ad essa recarono maggior danno, perchè
erano uomini avuti in grande stima, e credevasi cosa
onorevole il premei e le lor vestigia. Che se l’ab. Lampi llas pretende che siano ingiusie le accuse da me date
allo stile de’ due Seneca e di alcuni allri scrittori spagnuoli di quell’età, io altro non posso fare che rimetterne il giudizio a’ più saggi conoscitori.