Questa, per così dire, continuata succession
di dimora de’ Quintiliani in Roma ci rende
certamente probabile assai che ivi nascesse il
nostro. Innoltre Marziale fa bensì onorata menzione de’ due Seneca e di altri illustri Spagnuoli (l. 1, epigr. 62); ma tra questi non fa
motto di Quintiliano. L ei-udito Niccolò Antonio cerca di sciogliersi da questo nodo (Bibl.
hisp. vet. l. 1, c. 12), e vorrebbe persuaderci
che Marziale ivi non parli che dei poeti; e
perchè pur vi ritrova nominato ancor Tito
Livio, si contorce e si dibatte per darci a credere che Livio non vi entra se non indirettamente. Ma meglio forse avrebb’egli risposto
che non era già necessario che tutti gl’illustri
Spagnuoli rammentati fossero da Marziale. Convien però confessare che non lascia di aver
qualche forza la riflessione che facilmente si
offre al pensiero leggendo Marziale, cioè che
parlando egli pure altrove di Quintiliano (l. 2,
epigr. 90), e più altre volte nominando gli
uomini per saper rinnomati nativi di Spagna,
non mai accenni che Quintiliano fosse spagnuolo. Due altri argomenti si arrecano all’ab. Gedoyn a provare che Quintiliano non fu
nativo di Spagna (pref. à la traduct, de Quinti);
cioè, che se ciò fosse stato, non avrebbe egli
potuto acquistare cognizione sì grande, quanta
in lui ne veggiamo, della lingua latina, delle
leggi, de’ costumi e della storia romana; e che
inoltre non sarebbe egli stato si poco esperto
nella lingua spagnuola , che , parlando della
parola gurdi, dovesse scrivere di avere udito
(l.ifC.5) ch’ella traesse origine dalla Spagna.