Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/483

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egli poneva mente a sollazzare il popolo, anzi che a scrivere correttamente. Nè io so se alcun altro scrittore o di tragedie o di commedie a questi tempi si trovi essere vissuto E nondimeno i teatrali spettac >|i usavansi ancora, benchè nella storia di quest’età non sembri ch’essi fossero nè si frequenti nè sì ma. gnifici come in addietro. Certo io non trovo menzione di teatri o ristorati, o nuovamente edificati, fuorchè di quel di Marcello, di cui si narra che Alessandro Severo pensò di ri. fabbricarlo (Lttmpr. in Alex. c. 44 benchè non si dica se conducesse ae’effetto il suo disegno. Sembra dunque che cominciasse allora a curarsi poco il teatro, e quindi non è maraviglia che pochi fossero gli autori di teatrali poesie, potendosi usare, ove ne venisse occasione, di quelle che da’ poeti dell’età precedenti erano state composte.

Capo III.

Eloquenza.

I. Nulla meno infelice fu a questi tempi la sorte dell’eloquenza. Il cambiamento della repubblica in monarchia avea già scemato di molto il numero degli oratori, perciocchè più poche eran le cause che si dovesser da essi trattare, come altrove si è detto. E come il poter degli imperadori colf andar de’ tempi si fece sempre maggiore, così minore dovette