Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/518

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.SECONDO 4‘8l appena troviam tra’ Romani chi si rendesse illustre ne’ filosofici studj, mentre al medesimo tempo i Greci e in Roma e in Alessandria e in Atene e altrove davano in essi non 01 dinarie pruove del lor sapere. Troviamo bensì in Galeno (De libri propr.) che tutti coloro che in Roma attendevano allo studio della logica, solevano ogni giorno adunarsi nel tempio della Pace a udirvi i lor maestri, e a disputare tra loro; ma non sappiamo se fosser tra essi molti Romani; e dalle cose che or dobbiam rammentare , si vedrà chiaramente ch’essi poco comunemente curavansi di tali studj. II. Di filosofi romani che ci abbian lasciato ne’ loro scritti qualche monumento de’ loro studj, un solo possiam nominare, cioè C. Giulio Solino , il quale anche appena merita di aver luogo tra’ filosofi; e noi qui ne parliamo solo perchè altro (quasi ei non ha fatto nel suo Polistore ossia Trattato della situazione e delle cose maravigliose del mondo, che compendiare non troppo felicemente Plinio il Vecchio, a cui abbiam parimenti tra’ filosofi dato luogo. Del rimanente nulla di lui sappiamo, se non che ei dovette probabilmente vivere circa questi tempi. Prisciano e S. Girolamo ne fanno menzione. Pensano alcuni ch’ei sia quel Solino medesimo detto da altri Solone senator romano che fu ucciso da Settimio Severo (Dio l. 74)- Ma come non vi è ragion che basti a negarlo, così non vi è pure fondamento valevole ad affermarlo. Intorno a Solino si posson vedere le Esercitazioni pliniane del Salmasio, il Vossio (DeHistor. lat. l. 3) e il Fabricio (Bibl. lat. l. 2, c. i3). Tiraiìoschi , Voi. II. 3i