Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/572

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TERZO 535 si aggiugne ancora: In tutelam Biblioth, II-S C. cioè che a mantenere ed accrescere la biblioteca egli lasciò cento mila sesterzi ossia duemila cinquecento scudi romani. Or questa biblioteca, dice fra gli altri scrittori milanesi l1 eruditissimo dottor Giuseppantonio Sassi (De studiis. mediol, c. 2), che da Plinio fu per tal modo dotata, non può credersi che fosse altrove che in Milano. Le ragioni ch’egli ne arreca, sono l’essere stato Plinio proconsole e vicario di Traiano in Milano, l’essersi in Milano trovata la lapida , su cui scolpita è l’inscrizione, che essendo di straordinaria grandezza non è probabile che sia stata trasportata d’altronde; il farsi in essa menzione ancora di terme per comando dello stesso Plinio fabbricate, delle quali non si ha documento che ve ne avesse in Como ne’ tempi antichi, ma sì in Milano, per testimonianza d’Ausonio. In difesa di questa stessa opinione parla lungamente ancora l’Alciati, le cui parole si posson vedere presso il medesimo Sassi. Io ancora in altro tempo ho pensato così (Or. de Patriae Hist. p. 17)5 ma a dir vero, quantunque io desideri sinceramente di sostenere, (quanto più possa, le glorie di una città la cui memoria, per lungo soggiorno ch’io vi ho fatto, e pel sapere e per la gentilezza de’ suoi cittadini, mi sarà sempre venerabile e cara, esaminando però attentamente ogni cosa, parmi che il sentimento di questi dotti scrittori soffra non lieve difficoltà. E in primo luogo, ciò. che il Sassi, citando ancora l’autorità del Calchi, asserisce , cioè che Plinio fu proconsole in Milano, non so