Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/686

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QUARTO G.fi] (ultamcn testimonii gratia, ob judicii sui /idem. l)D. NN. Arcadius et Honorius felicissimi ac doctissimi Imperatores, Senatu petente, statuam in Foro Divi Trajani erigi collocarique jusserunt. Quindi seguono due versi greci, ne’ quali con una insoffribile adulazione si dice che per testimonio di Roma e de’ Cesari l7 anima di Virgilio e la Musa di Omero erano in Claudiano unite. Di quanti scrittori han riportata questa iscrizione non vi è, ch’io sappia, che il solo Apostolo Zeno il qual la creda supposta e finta a capriccio dallo stesso Pomponio Leto (Diss. Voss. t 2, p. 250). E a dir vero, inchino io pure a tale opinione; che non mi sembra questo lo stile usato nelle iscrizioni anche di questi tempi. Nondimeno, che Claudiano avesse in Roma l’onor di una statua, egli stesso l’afferma: Sed prior effigiem tribuit successus ahenam , Oraque Patricius nostra dicavit honos. Annuit hic titulam Princeps, poscente Senatu, ec. Praef. ad Bell. Get. E furono questi versi medesimi per avventura che risvegliarono in Pomponio Leto il pensiero di fingere la riferita iscrizione. Un epitafio di Claudiano si accenna dal mentovato Filippo Villani, e pare ch’ei l’avesse aggiunto alla Vita di questo poeta. Ma, come osserva lo stesso conte. Mazzucchelli, esso non vedesi in alcuno dei codici a penna di questo libro. VII. Io non contrasterò a’ Francesi l’onore d’aver avuto tra’ loro scrittori Claudio Rutilio Numaziano. Egli chiaramente si dice natìo delle Gallie: