Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/692

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quarto 655 X. Di niun altro poeta dunque di cui ci sian rimaste le poesie, ci rimane ora a parlare, fuorchè di Faltonia Proba di cui abbiamo i Centoni virgiliani sulla Vita di Cristo. Il primo ad usare di (questa sorte di capricciosi componimenti col raccogliere quinci e quindi i versi di alcun poeta, ed adattarli a un determinato argomento, sembra che fosse, per testimonio di Tertulliano (lib. De praescr. c. 39), Osidio Geta. Questi probabilmente fu quel Gneo Osidio Geta che l’anno di Roma 800, e dell’era cristiana 47? fu console surrogato insieme con L. Vagelleio a’ tempi di Claudio, come da una bellissima antica tavola di bronzo pubblicata dal Reinesio si raccoglie (Inscr. antiq. p. 47^)? e quindi così veramente io penso che debba leggersi, e non Ovidio, come vuole il Pamelio. Or Osidio, dice Tertulliano, formò una tragedia intitolata Medea tessuta di versi di Virgilio. Di questa tragedia ha pubblicato lo Scriverio qualche frammento (Collect. vet. tragic.). Aggiugne Tertulliano che un suo amico, di cui non esprime il nome, avea co’ versi pur di Virgilio recata in latino la Tavola di Cebete. Ausonio ancora ne fece uno che ancor abbiamo tra le sue opere (Edill. 13), ed ei rammenta, come abbiam detto, che Valentiniano I aveane fatto uno egli pure. In questo genere adunque esercitossi ancora Faltonia. Io non tratterrommi a disputare intorno ad essa diffusamente, anche perchè mi sembra che in una tal opera debbasi lodare la pietà anzi che ammirare l’ingegno. Il ch. monsignore Fontanini ne ha parlato assai lungamente (De Antiq. Hortae l. 2, c. 1 ec.), ed x. Faltonia Pruba,ed altri &critlori di Centoni*