Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/717

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autori, lui e non altri essere lo scrittore d’agricoltura, si è l’osservare che in qualche codice di quest’opera egli è chiamato Palladio Rutilio Tauro Emiliano; e perciò alla identità del nome di Palladio, che non sarebbe sufficiente argomento a provare, lui essere appunto il Palladio rammentato da Rutilio, aggiugnesi ancora il nome di Rutilio, ch’è un contrassegno della parentela eli’ egli avea col detto poeta, e forse ancora, come alcuni sospettano, dell’adozione ch’esso ne avea fatta. A me non pare che sia questo argomento di molta forza, ma non vi ha neppure ragione alcuna che gli si possa opporre. Certo è che lo stil di Palladio, comunque non sia del tutto barbaro e rozzo, sembra nondimeno di questi tempi; e almeno deesi necessariamente affermare ch’ei visse dopo Apuleio, di cui veggiamo eli’ ci fa talvolta menzione.

Capo VII.

Medicina.

I. Fra le scienze, del cui progresso furono singolarmente solleciti gl’imperadori cristiani, deesi annoverare la medicina, a cui essi assai più saggiamente provvidero che gl’imperadori gentili de’ secoli trapassati. Io non trovo che in addietro stabilito fosse per legge che niuno potesse esercitare la medicina, se prima non dava pruove del suo sapere; anzi abbiam udito Plinio il Vecchio di ciò appunto dolersi, che a chiunque vantavasi di esser medico, si aveva fede