Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/737

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VI. Pitture e musaici di questi lempi. •700 LIBRO /. 1) die nel sacco datole da Alarico niuno de’ pubblici e de’ privati edifizj rimanesse intatto: ma egli è ben verisimile ciò che concordemente narrano gli scrittori, ch’egli co’ suoi Goti seco ne portasse quanto vi potè raccoglier di meglio. Un somigliante guasto le diè Genserico 5 anzi narra Procopio (ib.) che una nave ch’egli avea caricata di statue, nel ritorno in Africa perì di naufragio. Egli è probabile ancora che in queste occasioni medesime atterrati fossero obelischi ed archi, ed altri monumenti della romana magnificenza, alcuni de’ quali poi di nuovo scoperti in questi ultimi secoli sono stati con eguale magnificenza innalzati. VI. La pittura per ultimo non fu a quest’epoca trascurata; e i lavori a musaico ancora furono assai frequenti. Simmaco ne fa menzione (l. 6, ep. 49)> e approva che i bagni sieno ornati a musaico più che non a pittura; anzi egli scrivendo a un certo Antioco, il loda (l. 8, ep. 41) per un nuovo genere di musaico finallora non conosciuto, che da lui erasi ritrovato. Anastasio Bibliotecario rammenta i musaici e le pitture di cui ornarono più chiese i pontefici S. Silvestro, Giulio I, Liberio, S. Leone, ed altri. « S. Paolino vescovo di Nola descrive a lungo le pitture di cui egli avea ornato il suo tempio (in Nat. S. Fel. carni. 9) De’ nomi di quelli che in somiglianti lavori vennero adoperati , non ci è rimasta memoria. Solo io trovo nominato con lode da Simmaco un pittore detto Lucillo (l. 9, ep. 49)- Alcuni pensano che le pitture dell’antichissimo codice vaticano di Virgilio , che sono state disegnate da Sante Bar toh,