vestivano i difetti del loro stile, e quindi a
poco a poco si venne formando quello stil latino barbaro che per tanto tempo fu in uso.
Eranvi, a dir vero, alcuni pochi che attentamente leggevano i buoni autori, e cercavano
di formarsi sul loro stile. Ma che? Essi vivevano in mezzo ad altri uomini che o non potendo per mancanza di libri, o non curando
per negligenza di fare lo stesso studio, parlavano e scrivevano di uno stil rozzo ed incolto.
Essi conversavan con loro, udivano continuamente le loro espressioni, leggevano i loro libri; e avveniva perciò ad essi ciò che avviene
ad uomo sano e robusto, che addomesticandosi con un infermo di mal contagioso, a poco
a poco ne bee il veleno. Il che ancora più facilmente dovette avvenire, perchè non era stata
ancora la lingua latina ordinatamente ridotta a
regole ed a principj determinati. I libri degli
antichi gramatici per lo più contenevano anzi
varie e separate osservazioni di lingua, che
una ben disposta introduzione a scrivere latinamente. Quindi la lingua apprendevasi più per
esercizio che per precetti; e quindi usandosi
nell’ordinario favellare espressioni, o parole
men colte, queste introducevansi ancora ne’ libri
che si scrivevano. Aggiungasi che essendo lo
stil barbaro il più usato tra’ Barbari, e forse
anche il solo da essi inteso, se gli uomini
colti bramavano che i loro libri fossero letti,
conveniva lor secondare il costume de’ tempi,
e scrivere in quello stile che sol poteva piacere.
XXXII. A comprovare questo mio sentimento
aggiugnerò qui una riflessione che non so che