Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/639

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Gl8 LIBRO esaminato con più esatte ricerche ne’ suoi principii dico la poesia teatrale. E a farlo in modo di non confondere, come spesso avviene, una cosa colf altra , convien prima vedere che cosa intender dobbiamo sotto un tal nome. A mostrare che le teatrali rappresentazioni fossero in uso, non basta che si trovi menzione d1 istrioni, di mimi, di giocolieri , di cantatori e d’altri simili personaggi da piazza e da scena. Il salire su un teatro, o su un palco, il far giuochi o sforzi che riempiano di stupore il rozzo popolo ignorante, l’atteggiarsi, il muoversi , il saltare in maniere burlesche e ridicole , il cantare ancor sulla scena favole, o altri versi, tutto ciò non può dirsi in alcuna maniera azion teatrale a cui, lasciando stare le regole che ne formano la perfezione , si richiede dialogo di più persone che parlando e operando rappresentino qualche fatto. Quindi tutti que’ passi di cronache e di scrittori de’ bassi secoli , che arrecansi dal Muratori (Antiq. Ital. t. 1, diss. 29, p. 840, ec.), ove tratta degli spettacoli di que’ tempi, debbonsi intendere solo di giocolieri, di cantimbanchi, di musici e d’altra cotal genia di persone. E nulla più si raccoglie nè dal passo di un’antica cronaca milanese citata dallo stesso autore (ib. P-844), ove si descrive il teatro che anticamente era in Milano, super quo Histriones cantabant, sicut modo cantatur de Rolando et Oliverio. Finito cantu, Bufoni et Mimi in citharis pulsabant, et decenti motu corporis se circumvolvebant; nè da uno Statuto del Comun di Bologna dell’anno 1288, che egli sogghigno , in