Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/508

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SECONDO 471 ancora alcuni trattati sull’Ortografia, sull1 Accento e sull1 Arte oratoria; anzi anche una Somma pe’ Confessori. Ma io non so su qual fondamento ciò si asserisca, fuor dell1 autorità del Tritemio, che non è grandissima. XXII. Ed eccoci giunti, seguendo l1 ordine del Panciroli (c. 67), al gran Bartolo, a cui credo che per poco non rendessero i nostri padri onori divini, mentre al contrario i lor discendenti ne abbandonano alla polvere e alle tignuole gl’immensi volumi. Luce e stella de’ giureconsulti, maestro di verità, lucerna del diritto, guida de’ ciechi, questi e più altri somiglianti sono gli elogi de’ quali egli è stato onorato (V. Pope Blount Censura celeb. Auct. p. 435). Se noi non vogliamo essergliene liberali ugualmente, non possiam però negargli a ragione quel primato sopra i giureconsulti della sua età, che la fama gli ha conceduto5 e quindi con non minor ragione possiamo inferirne, che se vivesse a’ dì nostri e in mezzo alla luce di cui noi godiamo, forse supererebbe i suoi coetanei nello stesso modo che li superò a’ suoi tempi. Due Vite abbiamo di questo celebre giureconsulto, scritte l’una dal Diplovataccio che vivea nel secolo xv, l’altra dal Lancellotto che fiorì nel secol seguente, delle quali singolarmente si è servito il co. Mazzucchelli nel diligente ed esatto articolo che ci ha dato intorno a Bartolo (Scritt. ital. t. 2, par. 1, p. 460). Noi quindi ne accenneremo in breve le cose più certe, e ci tratterremo solo a esaminare ove ci si offra qualche punto non ancor ben XXII. Klui;i del rdelireBartul»: suoi pritHÌ|>ii c suoi studi.