Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/116

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7^8 unno gli furono 800 ducati. Il Papadopoli e il Panciroli il fan tornare a Bologna j anzi raccontano che avendo i Bolognesi fatto un decreto, in cui vietasi che gli stranieri potessero nella loro università tenere scuola, e veggendo poscia che essa ne rimaneva perciò abbandonata e deserta, annullarono questa legge, e invitarono con ampio stipendio Giovanni da Imola. Di un tal decreto io non veggo menzione alcuna presso gli scrittori bolognesi , e parmi impossibile che quel saggio senato ne concepisse il pensiero j poiché era ben facile il prevedere ch’esso sarebbe stato alla loro università troppo funesto. Molto più favoloso mi sembra ciò ch’essi narrano, riconoscendolo però essi medesimi come fatto inventato a capriccio, che Giovanni venuto a Bologna, dopo una sola lezione se ne partisse. La prima volta che veggiam di nuovo Giovanni in Bologna ne’ catalogi del Ghirardacci (l. cit.p.G 10), è all’anno 1416, ove il troviam nominato tra’ professori di legge civile, come prima avea spiegate le ecclesiastiche , e in quest’anno appunto osserviamo ch’egli scrisse i Comenti sulla prima parte del Digesto nuovo, al fin di cui si legge: Et haec sufficiant pro hoc anno MCCCCXVI die IIII Sept. Il troviam poscia nominato tra’ professori del 1417 (ib. p. 619). Cinque anni appresso, cioè nel 1422, secondo il Ghirardacci (ib. p. 641), o l’anno innanzi secondo l’Ali do si , i Bolognesi fecer conoscere chiaramente a Giovanni in quale stima lo avessero j perciocché essendogli stata da un furioso incendio arsa