Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/458

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1673 l.IBRO Rafaello Volterrano (Conim. Urbana, l. 21). Ma parmi insieme che il suddetto Breve, e il passar ch’ ei fece due volte dagli Osservanti a’ Conventuali, sieno una non leggera taccia alla memoria di questo celebre oratore (a). Ciò non ostante le commissioni onorevoli a lui fatte da’ pontefici Callisto III e Sisto IV, l’eleggerlo che questi fece a vescovo d’Aquino, e il trasferirlo poscia nel 1484 alla chiesa di Lecce, ove anche morì nel 1495, sono non dubbia pruova dell’ ottima fama di cui egli godeva. Ciò in che tutti concordan tra loro gli scrittori di que’ tempi, si è nel parlar di Roberto come del più eloquente oratore che si fosse udito in quel secolo. L’ ab. de Angelis ne ha prodotti non pochi che ne fanno i più luminosi elogi. Tra essi mi basterà il riferire quello del poc’anzi accennato Rafaello Volterrano, il quale essendo scrittore assai mal prevenuto contro di Roberto, non può esser sospetto di adulazione: His autem omnibus, dic egli (l. c.), dopo aver annoverati altri famosi predicatori dell’Ordine di S. Francesco, Robertus ex Alecio Apuliae oppido praeferendus erat, si per ejus vitae coeptique propositi inconstantiam licuisset. Nam adolescens admodum concionari coeperat tanta ejus eloquentiae morumi]ue ad(a) Si possono ancor vedere minute notizie intorno a F. Roberto nel Diario dell’ Iufessura (Script. Rer. ital. t. 3, parsi, p. u3a, Ii36) e in quello di Jacopo da Volterra (ib. voi. 23, p. 166, 167, 168), e l’apologià rhe ne ha fatta il P. Casirairo da Roma nelle sue Memorie istonclie del convento d‘Aro Coeli (p. 419» ec-)•