Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/356

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« 34 2 LIBRO troppo oltre, più altri che forse ne sarebbon degni ugualmente. Di quella che avea raccolta il cardinale Domenico (Grimani, dottissimo uomo e splendidissimo mecenate de’ dotti, parla tra gli altri Erasmo in una lettera a lui scritta da Londra nel 1515, in cui gli chiede scusa se era partito da Roma, senza prender da lui congedo; e ne reca una ragione troppo onorevole a quel gran cardinale, cioè il timore che Erasmo avea di essere dall’eloquenza, dalla dottrina e dalle maniere amabili del Grimani costretto a trattenersi ivi suo malgrado più lungamente. La biblioteca del cardinale da lui ivi è detta ricchissima e copiosa di libri in tutte le lingue (Erasm. KpisLL i, cp. 167). Essa era composta, secondo il Ciaconio (Vit Pontif. et Cardin, in Alex. VI), di ottomila volumi; ed egli morendo nel 1523 ne fece dono alla chiesa di S. Antonio di Castello de’ Canonici regolari di S. Salvadore in Venezia, ov ella fu trasportata e conservata, e dal cardinale Marino Grimani patriarca accresciuta di molte opere, come afferma il celebre Steuco nella dedica a lui fatta de’ suoi Comenti sul Pentateuco: Hoc autem opus tuae sapientiae dedicatur, qui non solum nobis ad hanc rem praeclarum lumen ostendisti, sed et omni Religioni Christianae incredibilem utiUtatem attulisti, cum tu patruusque tuus Dominicus G rimarius, et ipse Cardinalis collectis ex miserabili naufragio pretiosissimis libris, qui toto orbe terrarum dispersi, vel in tenebris delitescebant, vel proximum eorum ab igne vel alio casti impomicimi exit inni, magnaque eorum ex omnibus linguis facta caterva,