Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/507

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SECONDO IIO7 XXII. Per la stessa ragione usciron d’Italia i due (fratelli Gentili, Alberico e Scipione, nati in Castel S. Genesio della Marca d’Ancona. Di amendue ragionano, oltre gli scrittori delle Vite de’ Giureconsulti, il Bayle (Dict. art. Gentili), il P. Niceron (Meni, dcs Uom. ili. t. 15, p. 2.5, ec.), il Gerdesio (Specimen Ital. reform. p. 271), e altri più antichi da lor citati; e riguardo a Scipione, abbiam l’ orazion funebre che nell’esequie ne disse Michele Piccardi (Witten Mem. JCC nostri saec. decas 1, p. 25, ec.). Questi amicissimo di Scipione, con cui era lungamente vissuto, ci narra in essa che Matteo di lui padre, medico di professione, seguir volendo la religion riformata, determinossi a partire d’Italia; e che non potendo ottener dalla moglie ch’ella seco venisse, ottenne almen di condur seco il primo de’ sette figli che avea, cioè Alberico il quale era già stato pretore in Ascoli; ma che il padre che amava teneramente Scipione, il sesto tra essi, adoperossi segretamente perchè questi ancora, allontanatosi dalla madre sotto pretesto di giuoco, gli tenesse dietro; e in tal maniera con amendue ritirossi nella Carniola. Alberico era nato nel 1550, ed avea ricevuta la laurea nell’università di Perugia. Quindi esortato dal padre ad insegnar dalla cattedra la giurisprudenza, tragittatosi in Inghilterra nel 1582, gli fu conferita la cattedra delle leggi nella celebre università di Oxford; ed egli con molto suo onor la sostenne fino al 1608, in cui diè fine ai' suoi giorni. Fu uom dottissimo e di erudizione assai vasta in ogni sorta di scienza; c