Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/125

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TERZO * 2JJ crrrlo, come ho accennato, che di amendue si debba giudicare ugualmente, cioè ch’ esse sono utilissime a chi ben fornito di critica e di buon senso sa sceglier le cose ottime che vi sono nascoste. XXVII. Più Utili allo studio delle antichità sarebbono state le opere di Pirro Ligorio nobile napoletano, se esse non fossero rimaste inedite. Di lui ci parlano gli scrittori napoletani, e singolarmente il Tafuri (Scritt del Regno di Nap. t. 3, par. 1, p. 423) che ne ragiona assai a lungo, Ei fu di professione pittore ed architetto, e in amendue le arti lasciò alcuni monumenti del suo valore e in Napoli e in Roma; e per la fama che di lui si era sparsa, fu dal duca Alfonso II chiamato a Ferrara, ove Visse assai lungamente, e ove ancora morì, secondo il Borsetti, nel i5t)3 (Ilist. Gynin. Fcrn t. 2, p. iq3) (*)■ Ma lo studio prediletto di Pirro fu quello delle antichità. Il desiderio d’innoltrarsi nella lor cognizione, quanto più gli fosse possibile, gli fece ricercare con molta attenzione ogni luogo del regno di Napoli e di molte altre parti d'Italia; ove osservando qualunque cosa gli paresse degna di riflessione, e valendosi della sua intelligenza nell'arte del disegno, di tutto traeva copia, trascrivendo ancora (*) I monumenti di questo ducale archivio camerale ri mostrano che il Lieorio fu nominato suo antiquario dal duca Alfonso 11 il primo di dicembre del i5oo, e che ebbe il ricco annuale stipendio di i1} scudi d: oro in oro ogni mese fino alla sua morte, che avvenne non nel l'iql, come ha scritto il Borselli, ma nell'ottobre del i5»3.