Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/143

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TERZO' *39^ p I.agoninrsini), come poteva egli avere un figliuolo che nel 1543 fosse già capace d intraj)rendere lai fatica ì Al che aggiungasi che Ottaviano, in una sua lettera al Poggiano del 1567 (ib. p.117), dice che suo figliuolo (e nominando così in generale fa conoscere che aveane un solo) avea cinque anni: Filius meus annos quinque natus. Ei crede perciò, che il detto Girolamo fosse anzi il padre di Ottaviano, cui in fatti lo stesso Argelati dice figliuol di un Girolamo. Ma, a dir vero, il comentatore delle Filippiche non fu nè il padre, nè il figliuol di Ottaviano, anzi non fu pur milanese, ma natio di Correggio (a). Due testimoni contemporanei non ce ne lasciano dubitare. Il primo è Ortensio Laudi che così ne dice: Girolamo Ferrari da Correggio e stato eloquentissimo et di Cicerone osservantissimo; benché la maggior yurte delle sue fatiche sia rimasta nascosta. l\lorì in Roma presso il Cardinal Farnese (Cataloghi, p. 460). L1 altro ancor più autorevole è Pt.T,r* Manuzio, il quale dedicando al cardinale Alessandro Cesarmi la terza parte delle Orazioni di Cicerone, Quamobrent, dice, <a) Che Girolamo Ferrari il commentatore delle Filippiche fosse natio di Correggio, si è anche con maggior evidenza provato nella Biblioteca modenese ((. 2. p. 273), ove si è recata 1'iscrizion sepolcrale postagli in Roma. È certo però, che Ottaviano Ferrari ebbe un figlio per nome Girolamo, il quale nel 1575, cioè trentatrè anni dopo la pubblicazione del Comento sulle Filippiche, era giovinetto di ottime speranze, come ci mostra una lettera in quell'anno a lui scritta da Francesco Ciceri (Cicer. Epist. t. 2, p. i4ffi