Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/32

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I 1 84 LIBRO incorresser coloro che movesser parola di chiamarlo, o ne leggessero le opere. Nel secondo finge ch essendosi destato rumore grandissimo per tal sentenza in Milano, Ermete Stampa, Giovanni Morone, Gabriello Fiorenza, Gabrio Panigarola, Girolamo Pecchi e Antonfrancesco Crespi perorarono per tal maniera, che si decretò che Cicerone fosse con grande onor richiamato j e che perciò al primo di gennaio del 1534 se celebrò solennemente il ritorno in Milano. I dialoghi sono scritti con eleganza e con ingegno j ma il Landi cominciò con essi a scoprir il suo natural talento pe’ paradossi. Ei chiude il secondo dicendo che pochi giorni appresso dovette partir per Roma per gravi negozii, de’quali non abbiamo precisa contezza. Il ritorno da questo viaggio diede forse occasione a un altro opuscolo ch è il primo di quelli per cui il Landi a questo capo appartiene. Esso è intitolato Forcianae questiones, in quibus varia Italorum ingenia explicantur, multaque alia scitu non indigna; e il pubblicò sotto nome di Filatete cittadino di Polidonia. Finge in esso che passando per Lucca, ed essendo stato condotto in una sua villa, detta Forcio, da Lodovico Buonvisi, essi e Martino fratello di Lodovico, Girolamo Arnolfini, Martino Gigli, Giovanni Guidiccioni, Benardino Cinnami, Vincenzo e Giovanni Buonvisi, Vincenzo Giunigi e Niccolò Turchi tutti lucchesi, con molte dame, e Annibale dalla Croce e Giulio Quercente milanesi, vennero tra lor discorrendo dei diversi costumi delle diverse città d Italia. Piacevole a leggersi è