Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/364

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l5l6 LIBRO malmenare ne' suoi opuscoli un cotale, e a lodarsi poi l’un l altro a vicenda. Questa amicizia però si convertì poscia in un implacabile odio, come tra poco vedremo; dopo che avremo vedute le principali vicende della vita del Doni, e accennate le opere da lui scritte. LXXXVT. Dopo aver lasciata, come si è detto, circa il 1540 Firenze sua patria, il Doni andò errando per diverse città. Una lettera da lui scritta nel giugno del 1544 (lettere, p. 36), ci scuopre ch’ egli era stato ne’ venti mesi addietro in Genova, in Alessandria, in Pavia, in Milano, ove per qualche tempo servito avea il conte Massimiliano Stampa marchese di Soncino; e che indi era venuto a Piacenza, ove stava presso il conte Girolamo Angosciuola; e ove, come narra egli stesso, benchè già avanzato in età, per soddisfare nondimeno a’ desiderii di suo padre, studiava la legge (ivi,p. 32). Nell’anno stesso viaggiò a Como, donde scrivendo al Domenichi, Como, dic egli (ivi, p. 45), m è paruto bellissimo, il Lago divino, buoni i pesci, ottimi vini, et m ha confortato l acre frese hìssimo, et havendoci trovati tanti buoni compagni Musici, Scrittori, Letterati, et d'ogni sorte, et sovra tutto fuori di cerimonie, io vi sto molto volentieri. O belle colline piene di tutti i frutti, che sia possibile, ec. Descrive indi burlescamente il museo del Giovio, cui poscia più seriamente descrive in altra sua lettera al conte Agostino Landi (ivi, p. 47)Sul principio del 1544 andò a Venezia, singolarmente per vedervi il Domenichi, che colà si era poc’anzi recato (ivi, p. $93). Nel j545»