Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/366

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/ 15 1 8 LIBRO Fopere da lui pubblicate, delle quali assai poche n’ebbe, che dopo la morte di esso venissero ristampate; e poco danno n’ avrebbero avute le lettere, se esse non fossero mai venute alla luce. Le due Librerie, delle cui varie edizioni da lui medesimo fatte si veggano le diligenti osservazioni di Apostolo Zeno (l. c t. 2, p. 111, 112), sarebbero le più utili tra esse, se il Doni ci avesse data una esatta contezza de libri stampati e degl’inediti e dei’ loro autori. Ma egli o non fa che accennare le cose, o si stende in inutili-ciance; ed or loda, or biasima, senza che possa intendersi se ei parla da senno, ovvero per giuoco (*). La Zucca, i Marmi, i Mondi, le Pitture, i due Cancellieri, uno dell’Eloquenza, l’altro della Memoria, la Filosofia morale, la Fortuna di Cesare, i Pistolotti amorosi, ed altre somiglianti operette non son per lo più che capricci e pazzie, le quali, oltre il non recare utile alcuno, recano ancor poco diletto per le stucchevoli ciance di cui son piene, fra le quali di raro s’incontra qualche piacevol racconto. Ei volle ancora comentare il Burchiello, e mai non vi ebbe comentatore sì degno dell’autor comentato; poichè sembrano gareggiare l’uno coll’altro, chi (*) Peesi qui aggiugnere a spiegare più chiaramente ciò che appartiene olle due Librerie del l)oni, che nella prima ei ricorda quelle opere che avea vedute stampate; nella seconda solo le manoscritte. Questa distinzione ci viene additata dal medesimo Doni che nella prefazione alla seconda dice: Io feci già uruz ricolta (T Autori stampati^ et ne feci Libreria. Hora ho messo insieme, tutù i Cicalatori, che io ho veduto a penna.