Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/43

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f TERZO 1 195 in tanto odio, che non può, se non per viva &r-,i tessere alcun libro: et i Letterati schiva ror2t*ft*-oo....,.,. 'come huomini di malo augurio et di pessimo influsso. Con somiglianti elogi parla egli più altre volte di se medesimo. Non è dunque a stupire che un tal uomo fosse tenuto per pazzo ed! egli stesso il confessa, e si gloria de* ZU 1 tu D 1. • T vantaggi che ne ha riportati: Io certamente per esser di me sparsa opinione, che alquanto ne participassi (della pazzia), so bene, quante comodità et quanti vantaggi n ho riportato; altri di me si rideva, et io lor tacitamente uccellava; et godendo de privilegi pazzeschi sedeva, quando altrui, che benJòrbito si teneva, stavasi ritto, coprivami, quando altri stava a capo ignudo, et saporitamente dormiva, quando altrui non senza gran molestia vegliava (Parad. l. 1, parad 5). Ma basti ormai di quest’ uomo, di cui parrà forse ad alcuni che noi ci siam più del dovere occupati. IX. L’Africa ebbe anch’essa un valente scrittore, da cui fu illustrata, cioè Livio Sanuto patrizio veneto. Innanzi all’ opera da lui composta, ma pubblicata solo poichè ei fu morto, si dice ch’egli fu figlio del senator Francesco Sanuto; che mandato dal padre in età giovanile alle più celebri università dell' Allemagna, si applicò singolarmente allo studio della matematica; e che non pago di speculare le scienze più astruse, fabbricò diversi ingegnosi strumenti; e che finì di vivere in età di cinquantnsei anni, quando dopo avere compiuta l Africa, volea accingersi alla descrizione delle altre parti del mondo. E veramente s’ ei ci avesse data una