Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/65

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TF.RZO I 31 7 quest1 opera si sono poscia scoperti errori, perchè la gran copia di altri monumenti venuti a luce ha rischiarate assai meglio le cose. Ma era egli possibile che in un sentiero sì intralciato e spinoso, in cui niuno gli avea ancora segnata la via, egli non inciampasse talvolta? Niuno più del Muratori ha conosciuti i falli in cui è caduto il Sigonio, e nondimeno niuno più del Muratori ha esaltata e celebrata quest opera, dicendola insigne prò fedo opus et mori funeri forum copia, et splendore sermonis, et ordine narrationis, e.v quo incredibilis lux facta est eruditioni barbamrurn temporimi^ in illuni usque diem apud Italos tenebris innumeri s circumfusac (Vita Sigon. p. 9). Prima di quest opera, erasi egli già accinto ad illustrare ancora le antichità della Grecia, e ne quattro libri De Republica A theniensium, e in quello De A theniensium et Lacaedemoniorum t(rnporibns ci avea prima di ogni altro rappresentato esattamente lo stato di quelle repubbliche, e ordinata giustamente la serie delle rivoluzioni e delle vicende alle quali esse erano state soggette. Lo stesso egli fece riguardo alle antichità ebraiche, e negli otto libri De Republica Hebraeorum con bellissimo ordine e con singolare esattezza, cosa non ancora tentata da altri, svolse e spiegò tutto il sistema sacro e politico e militare degli Ebrei. La fama a cui era salito il Sigonio, fece che il gran pontefice Gregorio XIII veggendo che il Panvinio non avea potuto eseguire interamente il comando ingiuntogli di scriver la Storia ecclesiastica, ne desse nell an 1578 l'incarico al