Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/795

Da Wikisource.

TERZO *947 valorosi poeti che in ciò occuparonsi, rinnovarono, come meglio allora poteasi, la scena greca e latina, e mostrarono che non era impossibile agl’ ingegni italiani il pareggiarsi ad Euripide, a Sofocle, a Plauto ed a Terenzio. ,La magnificenza de’ principi, e talvolta ancor de privati, innalzò tali teatri che parvero gareggiare col lusso degli antichi Romani. Ne abbiam già accennati alcuni esempii, e abbiam veduto ciò che in tal genere operarono i duchi di Ferrara e di Mantova, i gran duchi di Toscana, il pontefice Leon X, ed altri signori italiani. Ma sopra ogni cosa merita di essere mentovato il famoso Teatro olimpico di Vicenza. Io non ne farò nè la storia, nè la descrizione, perciocchè abbiamo su ciò il discorso del Teatro olimpico del ch. sig. conte Giovanni Montanari, ove ogni cosa è esattamente svolta e spiegata. Dirò solo ch esso fu fatto a spese della celebre Accademia olimpica, e che ne fu l architetto l illustre Andrea Palladio, benchè morto questo nel 1580, prima ch'esso fosse del tutto compito, e non essendo forse ben riuscito nel condurlo a fine Silla di lui figliuolo, la commission di compirlo fosse poi data allo Scamozzi, architetto esso ancor di gran nome. Questo teatro sussiste ancora, e riscuote le meraviglie di chiunque il rimira. Sussiste ancora parimente, mal conservato, è vero, ma non distrutto, come il sig. Temanza ha creduto, un altro teatro a somiglianza di esso eretto in Sabbioneta per comando del duca Vespasiano dallo stesso Scamozzi, di cui ci ha «lata