Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/376

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2338 LIBRO di luglio del 1517, giorno a ciò destinato. Fu adunque Egidio in quel giorno con plauso di tutti i dotti annoverato tra’ cardinali; e l’anno seguente fu da Leone inviato in Ispagna a Carlo V per muoverlo alla guerra contro de’ Turchi; e nella lettera scritta perciò a quel sovrano, ei fa di nuovo un magnifico elogio del cardinale (ib. l. 15, ep. 16). Nel tornar dalla Spagna, giunto a Venezia, fu incontrato da tutto quell’augusto senato (ib. ep. 22), e accolto con somma magnificenza. Non cessava frattanto Egidio dal coltivare i suoi studj, e ritirandosi spesso in qualche solitario luogo , tutto ad essi si abbandonava. Doleansi però alcuni che di tante fatiche il pubblico non vedesse mai alcun frutto, e che niuna di tante opere da lui composte venisse a luce. Perciò il pontefice Clemente VII, in una sua lettera scrittagli nel i53o, che è riferita ancor dall’Ossinger, piena di elogi del vasto saper di Egidio , caldamente lo esorta a non defraudare più oltre le comuni speranze e la pubblica espettazione. E forse avrebbe egli prima ancor di quel tempo secondate le brame di questo pontefice, se in occasione del sacco di Roma non gli fossero stati involati tutti i suoi libri, perdita a cui più fu egli sensibile, che a quella di tutte le altre sue cose, che parimente divenner preda dei rapitori. Così raccogliam da due lettere di Lucillo Filalteo, una a lui stesso, l’altra al Cardinal Contarini (Philalt. Epist p. 40, ec.), nella quale aggiugne che il Bembo aveagli promesso di raccoglier per lui quanti più potesse libri ebraici, giacchè della perdita