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SECONDO 265 Ombre delle Stelle Medicee nel volto di Giove, stampata in Bologna nel 1666 (a). Su questo argomento pubblicò una lettera anche il Divini nell* anno stesso, in cui volle pruovare che co’ suoi telescopii, e non con que’ del Campani, si erano scoperte le macchie di Giove (ib. an. 1666, p. 267). Oltre questi due, celebri ancor furono nell1 arte stessa il canonico Manfredo Settala nel libro precedente da noi nominato, il conte Carlo Antonio Mancini bolognese che ne pubblicò anche un Trattato nel 1660, Giannalfonso Borelli, di cui diremo in questo capo medesimo, ed altri che si annoverano dal sopraccitato dottor Vandelli (Consider., ec. p. 33). JX. Più contrastata è f invenzione del microscopio. E il Montucla, che pur suole comunemente render giustizia ai meriti degl’Italiani, parlando di esso, non fa pur menzione del Galileo (l. cit. p. 167, 173, ec.). Anzi egli, citando il libro De vero telescopii inventore di Pietro Borel, stampato nel 1655, reca alcune testimonianze a provare che prima del 1619 un certo Zaccaria Jans da Middelburgo avea fabbricato un miscroscopio, e presentatolo all’arciduca Alberto. Io non ho veduta l’opera del Borel; e non posso perciò giudicare di qual peso siano (a) Prima di queste due operette un’altra nel 1GG0 aveane pubblicata in lloma il Campani, che ba per titolo: Discorso di Giuseppe Compatii intorno a3 suoi muti oriuoli y alle nuove sfere archimedee, ec., di cui reca un frammento il suddetto dott. Giovanni Turgioni Tozzetti (Aggrandimenti. ec. t. 1, p. 243, ec.).