Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/331

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SECONDO 319 sulla bilancella idrostatica del suo maestro (Galli, Op. t. 1, p. 586), e ne abbiamo oltre ciò un* altra lettera a comprovar quella scritta dal Galileo sulla stima di un cavallo secondo la proporzion matematica (ivi, t 3, p. 377). Nel 1625 fu dal pontefice Urbano VIII chiamato professore a Roma, benchè altri ciò differiscano al 1628, ed ebbe la cattedra di matematica nella Sapienza collo stipendio di 150, poi di 200 scudi (Carafa de Gymn. rom. t. 2, p. 385). Nè cessò egli perciò di coltivar l’amicizia del suo Galileo, come ci mostrano due lettere ad esso scritte} una nel 1639 sul modo di misurare le gocciole cadenti sopra una data superficie (Galil. Op. t 3 , p. 353)} 1’altra nel 1640 su alcune osservazioni fatte intorno a Saturno (ivi, t. 2, p. 83). Questa ultima ci dimostra che il P. Castelli avea allor proccurato di poter tornare a Firenze; ma che la cosa non avea avuto effetto: Non posso al vivo esprimere, scrive egli, tutto quello che è passato intorno al mio negozio della licenza proccurata di venire a Firenze, ma spero ancora che un giorno V. S. molto illustre resterà maravigliata. Basta: non si poteva fare di più di quello che si è fatto: mi conviene abbassar la testa, ed avere pazienza: piace così a Dio, dee piacere ancora a me. E che il P. Castelli fosse fin da’ primi suoi anni di molto aiuto al Galileo nelle sue osservazioni astronomiche, ce ne ha lasciata memoria il Galileo medesimo nella seconda lettera da lui scritta nel 1612 al Velsero sulle macchie solari, in cui parlando