Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/408

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3p6 LIBRO ostante, confessa il Montitela < /. cit. p. 71) di’ esse cedono per qualche riguardo a quella ch’egli propose nel suo libro su ciò stampato nel 1692. La Società Reale di Londra lo annoverò nel 1696 tra’ suoi socii, e nel diploma a lui inviatone leggesi questo magnifico elogio: Galilæi in mathematicis disciplinis (discipulus, in ærumnis socius, Italicum ingerii/ini ita perpolivit optimis arti bus, ut inter Mathematicos sæculi nostri facile princeps per orbem litterarium numeretur. Ei fu ancora ascritto tra gli Arcadi, e tra le Vite de’ più illustri leggesi anche quella di questo celebre matematico. Le sue virtù, e la modestia singolarmente in sì grand’uomo ammirabile, il rendevano a tutti carissimo, e non vi ha scrittor di quei tempi che non ne parli con grandi elogi. Una medaglia in onor di esso coniata vedesi nel Museo Mazzucchelliano (t 2, p. 184). Finalmente carico di anni, di meriti e di gloria finì di vivere in Firenze a’ 22 di settembre del 1703, in età di 81 anni, e fu sepolto vicino al suo amato maestro in S. Croce, ove nel 1735 si eresse un bel mausoleo di marmo, in cui le ceneri del Galileo e il cadavero del Viviani, che fu trovato intatto, furono congiuntamente riposti. Noi abbiamo già accennate quasi tutte le opere di questo celebre matematico. Alcune altre però se ne indicano al fin delle Vite scrittene dal dottor Lami e da monsig. Fabroni, insieme con alcune inedite. « Ma niuno di essi fa menzione di un’opera del Viviani, di cui egli stesso rende conto, come di cosa omai compita, al Magalotti in una sua lettera